mercoledì 17 febbraio 2010

Día de puertas abiertas de la UdG

El día 19 de febrero la UdG abrirá las puertas a los estudiantes que el próximo año quieran matricularse a la Universidad de Girona.

Esta jornada se tendrá en el Campus de Montilivi desde las 9.30 de la mañana hasta las 14, con muchas actividades.

Este día está organizado para ayudar los chicos en la elección de la Facultad mejor para ellos y para ver la oferta formativa de la UdG.

La Universidad organiza actividades culturales, haciendo participar los chicos en la vida universitaria para un día, como si ya estarían matriculados.

Esta es una ocasión única para que los chicos puedan conocer mejor el Campus, los centros y los equipamientos deportivos de la UdG.

lunedì 15 febbraio 2010

Il dolore è come una malattia Ma uno su tre lo sopporta per mesi

Il dolore è ancora un problema. Un malato su tre è costretto a soffrire per anche per mesi o anni. Mentre può fidarsi delle terapie solo quando ai rivolge a centri specializzati garantiti dal Servizio sanitario nazionale. Il problema però è che sono ancora pochi e poco conosciuti. Sebbene la legge sulle cure palliative e la terapia del dolore sia stata approvata a marzo. A fare il punto sulla situazione che affligge chi soffre di malattie croniche è Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva con l’indagine ''Non siamo nati per soffrire. Dolore cronico e percorsi assistenziali''.

I dati raccontano che un malato su tre sopporta e sottovaluta il proprio dolore, tanto che quasi in un terzo dei casi non viene riconosciuto (29%) e viene curato attraverso antidolorifici due volte su dieci (23%). Inoltre, oltre la metà dei pazienti (53%) deve consultare tra due e cinque medici prima di giungere ad un Centro specializzato per la cura del dolore, e in questo girovagare passano mesi (per il 34% degli intervistati) o addirittura anni (27%). Nel frattempo il 37% ricorre alla medicina alternativa: in ordine di frequenza, massaggi (34%), agopuntura (20%), omeopatia (15%), chiropratica (11%), osteopatia (8%). Molto dipende dal medico di famiglia che è riconosciuto come figura centrale nel percorso per la gestione del dolore dei cittadini: il 35% dichiara dichiara di rivolgersi in prima istanza ad esso per identificare il problema. E poi gli specialisti, che ricoprono un ruolo fondamentale, ai quali comunque il cittadino si rivolge in una percentuale importante.

Tuttavia la mancanza di tempo nelle visite presso il medico di famiglia è segnalato come problematico sia da parte dei cittadini che da parte dei medici: per oltre un cittadino su tre (37%) il consulto non dura più di 5 minuti e per un altro 20% non va oltre i 10 minuti. Anche la grande maggioranza dei medici (63%) segnala come problematica la mancanza di tempo. La quasi totalità dei medici (95%) dichiara di prescrivere farmaci oppiacei, di ritenerli efficaci (98%) e di informare sulle controindicazioni degli stessi (97%). Le dichiarazioni dei pazienti in cura mostrano, però, delle disparità regionali. Al Nord la percentuale di coloro che dichiara di aver ricevuto farmaci oppioidi e' del 52%, al Centro e' del 42%, al Sud solo del 25%.

Assai scarsa anche l'informazione sui Centri di terapia del dolore esistenti: l'80% dei medici non segnala ai cittadini l'esistenza di tali Centri che risultano sconosciuti al 75% dei pazienti con dolore cronico. D'altra parte, nel 53% delle Asl non esiste un sistema informativo sull'esistenza di tali servizi. Quando però il cittadino riesce ad accedervi, mostra una sostanziale soddisfazione per la cura ottenuta presso il Centro specializzato: l'86% valuta positivamente la gestione del dolore ottenuta e la quasi totalità (94%) ritiene che gli specialisti del Centro prestino ascolto e comprendano il problema.

Per realizzare l’indagine sono stati raccolti 418 questionari rivolti a pazienti in cura presso i Centri di terapia del dolore, pazienti affetti da patologia cronica e medici di famiglia. Sette le Regioni coinvolte: Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Sicilia e Veneto. In generale l'indagine ha cercato di raccogliere dati su cinque macrotemi: comportamento del paziente di fronte al dolore; rapporto medico-paziente e comunicazione tra medici e Centri di terapia del dolore; percorsi terapeutici; conseguenze del dolore sulla vita quotidiana; uso e somministrazione di farmaci oppiacei.

Indicativi i dati dell'indagine relativi all'impatto del dolore sulla vita sociale: e' un fattore debilitante ed invalidante e va ad incidere pesantemente sul contesto lavorativo e familiare, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista delle relazioni. Il 28% delle persone colpite, infatti, dichiara di provare stanchezza cronica ed insonnia; il 35% di avere importanti alterazioni dell'umore; il 30% dichiara di aver paura di provare dolore. Seppur in una percentuale bassa, il 2% ha dichiarato che il dolore provoca in lui pensieri suicidi. A livello di status sociale, il 36% vive il senso di abbandono, il 26% la perdita del ruolo in famiglia, il 18% la perdita di prestigio e guadagno sul lavoro, il 16% la perdita di posizione sociale.